Donna e Uomo uniti nella ricerca dell’Archè

Nell’Ordine della Stella d’Oriente uomini e donne, insieme, lavorano al proprio perfezionamento morale ed al bene e progresso dell’Umanità. Come ogni cosa umana il nostro lavoro è imperfetto come imperfetti sono a volte i rapporti che riusciamo a stabilire fra di noi, fra noi Sorelle, con la nostra capacità intuitiva ed il nostro sentire lunare e voi Fratelli, con la vostra razionalità ed il vostro cammino solare. Ma siamo tutti perfettamente in accordo nel rilevare le profonde ingiustizie, persecuzioni, discriminazioni e sfruttamenti che affliggono molto più le donne nel mondo e nella nostra stessa civile e progredita società.
Dalle disquisizioni intorno all’argomento se le donne avessero un’anima alle discriminazioni sociali generate oggi da una società distorta da ideali esclusivamente di carattere economico rispetto a quelli realmente fondamentali per la vita, poco è cambiato ed in poche persone. Un complesso legislativo ci garantisce parità di diritti, riserva quote di partecipazione e di condivisione scelte ma, dentro di noi, rimangono le stigmate della nostra natura di donne, spose, madri. Siamo parti distinte di un Uno eppure sembra che la parte maschile, per sua natura, debba godere di maggiore libertà, di maggiore capacità speculativa, di più diritti effettivi; saremmo uguali se e solo se, rinunciando alla nostra natura femminile di donne e di madri riuscissimo a mascolinizzare le nostre azioni, a percorrere carriere ed occupare posizioni con l’intraprendenza maschile, a vivere la società come la vivrebbe un uomo. Ma in realtà finiremmo per comportarci, in tutte le situazioni, peggio di come si può comportare un uomo e quelle parti della nostra natura che abbiamo trascurato, dalla femminilità alla maternità ed alla capacità di accompagnare oltre la materia, finirebbero per consumare la nostra anima e con essa l’anima del mondo.
E noi, che viviamo nel raffinato e progredito occidente, siamo quelle che si ritengono fortunate, così come fortunate si ritengono molte che vivono protette contro le barbarie maschili dalle regole dell’Islam, o di tante altre religioni che solo con i tabù riescono a frenare quella parte di violenza che alberga nell’animo maschile e che, se liberata, finisce con lo schiacciare e sopprimere la delicata essenza del femminile, asservendola a scopi e cammini di utilità esclusivamente maschile, mortificando ed eliminando l’anima femminile: ma in fondo, non è forse vero che le donne non hanno l’anima?
Utopia è ancora una Società dove i due sessi possano trovare senza incompatibilità la loro strada, il loro valore sociale, il loro peso specifico e distinto della definizione dei ruoli e degli obiettivi della vita: eppure senza il nostro apporto naturale il ricco e progredito occidente ha smarrito i propri valori, percorre inesorabilmente la strada della decadenza mentre forze vigorose e giovani, ma crudeli come solo i giovani sanno essere, si preparano a sostituirci.
In questo divenire sono evidenti, forti e costanti le violenze sul sesso debole, che appare ancora meno rilevante per raggiungere gli obiettivi, anzi è spesso solo un mezzo per raggiungerli. Ma se non saremo noi, guidati dalla saggezza che solo il tempo sa dare, a trovare quegli elementi di bilanciamento e contrappasso che sapranno rendere equivalenti i ruoli delle donne e degli uomini, senza alcun sacrificio né dell’una né dell’altra specificità, e non solo nel cammino iniziatico, il futuro potrà solo continuare a sprofondare nella palude dell’inerzia e dell’ignavia. Non solo la parola ma l’umanità stessa è perduta.
Ma forse tutti noi conosciamo qual è la giusta strada e quali son le scelte da fare: dite voi la prima e vi suggerirò la seconda. Solo insieme potremo risvegliare il sentimento che è in grado di rinnovare i mondi, solo insieme potremo far prevalere sulla viltà il coraggio, sulla morte la vita e sull’odio l’Amore. Solo insieme l’Uno potrà essere letto nella simbologia binaria della materia e forma suggerita anche da Giordano Bruno nell’opera “De la causa, principio et uno” che afferma:
“Chi è più insensato e stupido, che quello che non vede la luce? Qual pazzia può esser più abietta, che per raggion di sesso, esser nemico all’istessa natura….
Mirate chi sono i maschi, chi sono le femine. Qua scorgete per suggetto il corpo, ch’è vostro amico, maschio, là l’anima che è vostra nemica, femina. Qua il maschio caos, là la femina disposizione; qua il sonno, là la vigilia; qua il letargo, là la memoria; qua l’odio, là l’amicizia; qua il timore, là la sicurtà; qua il rigore, là la gentilezza; qua il scandalo, là la pace; qua il furore, là la quiete; qua l’errore, là la verità; qua il difetto, là la perfezione; qua l’inferno, là la felicità;….
E finalmente tutti vizii, mancamenti e delitti son maschi; e tutte le virtudi, eccellenze e bontadi son femine. Quindi la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la bellezza, la maestà, la dignità, la divinità, cossì si nominano, cossì s’imaginano, cossì si descriveno, cossì si pingono, cossì sono.
Giordano Bruno 1584”
Hygeia

Solstizio d’Inverno 2018

Carissime Sorelle e carissimi Fratelli

È questo il periodo dell’anno in cui, avvicinandoci al solstizio d’inverno, nel nostro emisfero le giornate si fanno sempre più corte ed il sole è solo un pallido ricordo del vigore estivo che ha portato il massimo rigoglio nella natura fisica, nella materia. Eppure, è proprio in questo periodo, proprio in questa oscurità crescente che possiamo percepire qualcosa che è ben più importante della luce stessa, perché è composta dalla stessa sostanza con cui noi costruiamo i nostri sogni e le nostre speranze. Sappiamo bene che la scintilla primordiale non è perduta e che presto tornerà a far trionfare la vita e la luce sulle tenebre, il positivo sul negativo, il bianco sul nero. Ma proprio in questa atmosfera resa quasi magica da un sole che, con una nuova ed inaspettata discrezione illumina appena i contorni di questa nostra terra, possiamo intuire la presenza di qualcosa che va oltre, al di là della materia, della terra, dell’acqua e dell’aria, al di là dello stesso plasma igneo: non sono i nostri sensi che la percepiscono, è il nostro cuore che prova una profonda emozione nell’intuire l’estrema vicinanza di quella sottile linea che separa il reale dall’irreale, il concreto dall’astratto, quel qualcosa che qualcuno chiama magico ed altri sacro ma che sicuramente è al di là della luce.

La porta degli Dei, l’Avvento, le feste Solstiziali, Hannukkah ammantano di suggestivi cerimoniali e di pratici rituali qualcosa che in realtà sfugge ad ogni valutazione e considerazione umana, che solo chi ha conseguito la visione dell’Uno e la Conoscenza riesce a percepire, a intuire e vivere ma non a raccontare e condividere con gli altri. Ancora più tenue dell’argentea luce lunare, che ben conosciamo e che guida i nostri passi nel cammino della nostra anima, ciò che è oltre la luce ci parla nel linguaggio Sacro degli Dei, ci lascia ammutoliti nell’immensità che è dentro e fuori di noi, ci traccia quei principi morali ai quali mai avremmo pensato di doverci adeguare e che divengono invece naturali e cogenti illuminati da questo chiarore che è tanto più tenue del solare e dell’argenteo lunare ma assai più forte nel definire i contorni del nostro Essere.

È tempo di pensare, Sorelle e Fratelli, è tempo di riflettere sui veri valori che vogliamo attribuire alla nostra vita, alle nostre azioni, al mondo che inevitabilmente ci costruiamo intorno, giorno dopo giorno. Dobbiamo, ognuno nel proprio intimo e, se riusciamo a vederla, con la guida di quello che c’è oltre la luce, ricostruire il nostro essere, risanare le nostre ferite, rimettere agli altri gli errori e ricominciare ad avere quella fiducia l’uno nell’altro che così tante volte abbiamo promesso di avere ma che così poco spesso abbiamo realmente avuto. Le tenebre ci circondano, ma facciamo in modo che non siano sempre intorno a noi e dentro di noi, a guidare le azioni caratterizzate da egoismo e da un individualismo che, separandoci dall’Uno, non fa altro che creare le premesse per una sofferenza interna nostra e dell’umanità che ci circonda.

Percorriamo la strada verso il solstizio, procediamo verso oriente, ma non in cerca della luce bensì, guidati da ciò che è oltre la luce, alla ricerca di quella parte di noi che abbiamo dimenticata, tanto tempo fa, confusa e smarrita fra i tanti affanni della nostra vita. Dobbiamo cercarla nelle tenebre, prima che il corso del sole riporti quella luce che, rinnovando l’eterno ciclo della natura, ci renderà sempre più difficile scorgere le ombre nelle ombre, prima che la rinascita della natura ci riporti nella strada della materia senza che la nostra anima abbia potuto attingere alla forza ed alla saggezza che abbiamo lasciati al di là, oltre la sottile linea della vita, oltre i confini della materia, nell’infinito. Magari potessimo guardare il sorgere dell’algido sole invernale con lo stupore e la meraviglia dei nostri occhi di bimba, magari potessimo sentire ancora quell’intima gioia per un nulla, un suono, un bagliore nel buio.

Applichiamo nel mondo e nella nostra vita la lezione che nei nostri Capitoli ascoltiamo dalla quinta punta della Stella, e sia un sentimento tanto vero da rifulgere anche al di là della luce.

Auguro a tutti voi un sereno periodo di attesa del ritorno della Luce e che la gioia pura che vive nelle vostre anime possa prevalere sulla tristezza e sulla solitudine che accompagnano il cammino dei saggi.

Angela Bistoni
Worthy Grand Matron del Gran Capitolo d’Italia
Ordine della Stella d’Oriente

Saluto della Worthy Gran Matron Angela Bistoni ai Fratelli del RSAA.

Sovrano Gran Commendatore, Potentissimo Leo Taroni, Fratelli tutti e gentili ospiti

È un piacere ed un onore per me essere oggi qui con voi, come rappresentante dell’Ordine della Stella d’Oriente e nel mio ruolo di Worthy Gran Matron del Gran Capitolo d’Italia, a portare i saluti ai lavori della vostra festa e la solidarietà del nostro Ordine alla vostra appartenenza alla grande famiglia massonica. Sono anche personalmente commossa e felice di essere con voi perché la mia presenza è un tributo ed un omaggio alla memoria di mio padre, che era vostro fratello. La tradizione vuole che il sigillo di un 33° grado del Rito Scozzese, alla sua morte, passi alla sua prima figlia femmina: una strana tradizione per un rito solare ed una strana coincidenza: ho raccolto idealmente l’eredità di pensiero di mio padre e sono qui con voi, non ho ricevuto il suo anello, non lo possedeva, ma ho ricevuto la forza del suo animo e delle sue convinzioni che sono state la guida della mia vita.

L’Ordine che mi onoro di rappresentare è un corpo rituale dove uomini e donne operano insieme, con un cammino strettamente intrecciato, per il perfezionamento proprio, della società civile e dell’umanità tutta. La strada lunare e quella solare, che troppo spesso sono percepite come inconciliabili, si compensano armoniosamente in un rituale dove i significati analogici, alchemici e cabalistici sono velati in un segreto che l’intuizione femminile e la razionalità maschile penetrano solo con la perseveranza e l’approfondimento continuo. L’origine del nostro Ordine è recente, ma chi ha costruito la nostra ritualità aveva profonde ed ampie conoscenze degli antichi riti ed era un Fratello appartenente al vostro Rito, al Rito Scozzese. Il Gran Capitolo d’Italia, cogliendo proprio queste specificità culturali presenti in ogni raffigurazione simbolica ricerca nelle antiche origini mediterranee e mesopotamiche le chiavi di lettura che possano accompagnare uno sviluppo armonioso e giusto di questa nostra società, pervasa da falsi ideali e da abbaglianti luci che nascondono l’essenza delle cose.

Se quanto è simbolicamente rappresentato nella pietra può guidare e trasferire il messaggio eterno dell’essenza umana, la nostra ricerca non percorre un cammino diverso perché noi obbediamo al motto “Antiquam exquirite matrem”, ricercando nelle antiche origini quel principio che può portare il nostro cuore, la nostra essenza femminile e maschile a percepire la grande unità dell’essere. E raggiungere tale livello di percezione ci può portare a ritrovare e dominare quella forza creatrice che vive in noi e nel tutto e che fa nascere dal caos primordiale, dall’infinita armonia degli universi, il mondo nel quale ci relazioniamo.

I nostri cinque gradi tracciano una via di perfezionamento che i fratelli Maestri percorrono insieme con le Sorelle, riscoprendo a volte alcune simbologie ed insegnamenti alchemici che con altri miti, con altri simboli hanno già appreso nel proprio rito solare o si accorgono di avere nel proprio animo, pronti per essere svelati: un diverso linguaggio rituale e simbolico, un unico fine ultimo, l’Amore, quel sentimento che trascendendo l’umano ed il materiale porta a perdonare, a desiderare solo il bene ed ad agire effettivamente per il progresso civile, operando con quella “Charitas” che non è beneficenza ma rispetto del divino che esiste in ogni parte dell’universo e dell’uomo, praticando quella giustizia che è anche equità e mai perdendo la speranza di ritrovare, anche nei momenti più bui, la flebile luce primordiale che rigenera i mondi.

Grazie a tutti voi per il piacevole lavoro e per il tempo che avete voluto dedicare a questo nostro comune sogno.

Angela Bistoni
Worthy Gran Matron del Gran Capitolo d’Italia
Ordine della Stella d’Oriente

Nel commemorare gli aurei anelli spezzati, un pensiero torna al nostro mondo.

Carissimi

iniziando questo mio cammino insieme con voi Sorelle e Fratelli mi è venuto da pensare alla grande efficacia delle nostre simbologie ed alla meravigliosa progressione dei Gradi del nostro Ordine e, quasi senza rendermene conto, mi sono ritrovata a fare una riflessione su una figura particolare che abbiamo e che è in grado di andare oltre le soglie della vita grazie ad una virtù che alcuni definiscono Fede. In realtà anche in questo straordinario miracolo viviamo la collaborazione attiva dei due principi, il femminile, che determina la possibilità ed il maschile che la trasforma in atto, con una unificazione costante nell’unica essenza della vita. Questa simbologia mi ha fatto riecheggiare il ricordo dell’aquila e del pellicano, simboli di quei misteriosi principi rosacrociani che i nostri Fratelli ben conoscono ma che non sono sconosciuti anche a tante Sorelle. È un principio ed una essenza importante, tanto quanto lo sono tutte e cinque le nostre Punte della Stella, ed ha la caratteristica di porre in contatto operativo il visibile con l’invisibile, portando al simbolico ritorno alla vita, alla materia, di chi era già transitato dalla porta degli uomini.

Vorrei che tutti noi riflettessimo su questo concetto, su questo principio divino che, sotto apparenze religiose, ci viene proposto e che sottintende molto più di quello che si vede ad una prima analisi simbolica, che ci apre se sappiamo ben guardare, le porte dell’Infinito e dell’Uno.

Caritas, Pietas trovano in esso il primo motore ed è ad esso che dobbiamo riferirci quando rivolgiamo lo sguardo al mondo materiale per portarvi la scintilla del trascendente. Un pensiero anche a quegli aurei anelli spezzati che celebriamo ma che sappiamo riportare fra noi là dove il tempo e lo spazio si confondono nell’Uno.

Buon Lavoro a tutti

La Worthy Gran Matron

Angela Bistoni

Costruiamo il nostro futuro guardando il passato

Carissime Sorelle e carissimi Fratelli
Con orgoglio e immensa gratitudine mi appresto insieme a tutti Voi, ad intraprendere questo viaggio alla ricerca dell’Antica Madre, nella continuità e nel consolidamento del grande lavoro svolto dal 2014 da chi mi ha preceduta e che in maniera chiara e determinata ha sottolineato come il Gran Capitolo d’Italia non sia solo un organo amministrativo e quindi distaccato dalla ricerca interiore, ma bensì il cuore e l’anima di un Ordine Iniziatico composto da un insieme armonico di Capitoli. Un centro vitale che volge alla più alta ricerca iniziatica per lo sviluppo spirituale delle Sorelle e dei Fratelli quali parte integrante di una unica” unità intelligente”. Un Ordine iniziatico misto, dove la donna seguendo la sua natura lunare e quindi umida, riflette ed arricchisce la luce solare e quindi maschile e secca, in una perenne complementarietà senza la quale la Terra sarebbe coperta dalle più oscure tenebre. Equilibrio e Armonia dunque dove senza il due, l’uno sarebbe sterile, e senza l’unione non ci sarebbe il tre, simbolo di perfezione. Anticam esquirite matrem è l’imperativo categorico con cui l’oracolo di Apollo, dal ventre della terra impose ad Enea di ritornare alle origini. di ricercare l’età dell’oro.
Il nostro Amato Ordine che trova le sue origini in America a metà dell’800 dal grande Fr:. Rob Morris, riscopre il suo “natural Genius“nella tradizione mediterranea ed affonda le sue radici ancora prima che tra gli egizi, i cretesi, i greci, gli etruschi, i latini e i celti, nelle antiche popolazioni mesopotamiche e in quelle che si affacciavano nel mediterraneo orientale. Tradizione ritornata nel suo alveo d’origine con la costituzione del Gran Capitolo d’Italia dell’Ordine della Stella d’Oriente.
La Stella come Isthar, che con la sua Luce rappresenta il Divino e dove si fondono i due principi universali; Il nostro Centro fiorito, il Pentalfa pitagorico dove la sintesi dei quattro elementi si sublima nella quinta punta, Ester, la stella, la quintessenza, riconducono tutti alla congiunzione delle due realtà apparentemente contrapposte del visibile e dell’invisibile per realizzare l’Universo e l’Unità. Entrare in questo cammino comporta non solo una presa di coscienza razionale ma soprattutto intuizione, coerenza e rigore morale, autorevolezza e discrezione. Bisogna sviluppare un rigoroso senso della ritualità perché ogni lavoro rituale comporta una trasformazione. Quando costruiamo il nostro tempio dentro e fuori di noi siamo un tutt’uno armonico e siamo parte di una grande fratellanza universale.
Insieme a tutti voi vorrei realizzare questo mio sogno: lasciare in cielo le stelle e le stelline e far vibrare l’Ordine della Stella d’Oriente come una unità intelligente, simbolo di equilibrio ed armonia consapevole che la nostra grandezza è data da una ritualità antica e perfezionata nel tempo da Sorelle e Fratelli appartenenti al nostro passato, forse rimasti sconosciuti ma che hanno dato il loro entusiasmo, il loro sangue, le loro energie perché non venga mai spenta le fiamma della Conoscenza.
Insieme, con equilibrio ed armonia, consolideremo il processo di identità del nostro ordine, un Ordine iniziatico e di perfezionamento; lavoreremo insieme ancora di più su noi stessi per sentirci parte di un ordine iniziatico la cui pregnante ritualità, eseguita da adepti di tradizione e culture diverse nasce da una unica originaria matrice; lavoreremo insieme con rigore perché l’efficacia di un Rito è data dalla sua rigorosa esecuzione sia formale che emotiva, dal viverlo con la totalità del proprio essere, con modalità formali esattamente identiche in ogni capitolo, utilizzando le stesse formule e gestualità senza dare spazio a estemporanee innovazioni e modifiche. Impareremo insieme a rispettare realmente gli impegni assunti al momento della nostra iniziazione, impareremo a rispettare il giuramento fatto all’altare sopra il labirinto e sotto la volta stellata, anello di congiunzione tra Keter e Malcut, un giuramento che si fonda sul valore magico della parola. Non parlerò male di nessuna sorella o fratello ne compirò alcun atto di ingiustizia e di scortesia verso di loro e avrò cura la reputazione di tutti membri e questo principio deve essere rispettato con spirito irremovibile. Impareremo insieme a volgere lo sguardo lontano oltre i confini del percettibile, oltre i nostri limiti sensoriali e non ad alzare gli occhi al cielo in attesa di una risposta fideistica. Impareremo insieme carissime Sorelle e Carissimi Fratelli dalle Alpi alla magna Grecia a preservare le nostre labbra dalla maldicenza a dalla calunnia, come ha declamato un attimo fa l‘Ufficiale insediante e io mi impegnerò costantemente a non usare mai in modo arbitrario il maglietto e a temperare la giustizia con la benevolenza.
Ora costruiamo il nostro futuro guardando al passato.
La Worthy Gran Matron
Angela Bistoni

Rosy WGM

Il risveglio in un sereno mattino non è certamente la fine di un sogno

Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli
E mi rivolgo anche a Voi, Grandi Ufficiali, nel mondo visibile e invisibile, che mi avete accompagnato e sostenuto in questi anni, lungo il cammino percorso con il Gran Capitolo d’Italia dell’Ordine della Stella d’Oriente: oggi, in questa serena giornata di intensi lavori, si esaurisce il mio ed il vostro mandato e si chiude la meravigliosa parentesi vissuta nel Gran Capitolo d’Italia e che ci ha visto protagonisti in prima persona. Ognuno di noi, dentro di sé, è cosciente che il proprio turno di guardia è finito.
È del tutto umano che la mente ripercorra i tanti momenti di gioia, di impegno, a volte di lotta e di vittoria che hanno costellato e caratterizzato il mio cammino: un piacevole rimpianto, una gioiosa tristezza per quello che è stato e che tanto mi ha dato, anche se la mia vita non ha potuto più essere la stessa e non potrà più essere la stessa neppure in futuro. Aver vissuto per l’Ordine, aver dedicato tanto del mio tempo e delle mie risorse ad esso ha profondamente cambiato il mio animo e non potrò mai più essere la stessa persona che, nel sogno felice iniziato due anni fa, ha accettato con entusiasmo l’onore dell’incarico di Worthy Gran Matron, un incarico pieno di Luce e di prestigio, che mi ha riempito e mi riempie ancora oggi di orgoglio. La fatica ed i sacrifici sono indubbiamente stati tanti ma essi scompaiono di fronte alla soddisfazione di aver potuto dare un contributo a quel paziente lavoro ed a quella grande opera che, ricercando le preziose ed antiche radici del nostro essere, costruisce un futuro ricco di contenuti e di saggezza.
Certamente la mia opera non è stata e non è perfetta, nulla di umano lo è e nulla può mai dirsi compiuto, come sanno bene i miei Fratelli liberi muratori il cui tempio ha sempre una parete incompiuta e che mai aspirano a rappresentare con le arti umane l’armoniosa perfezione dell’Essere. La mia coscienza mi dice che ho fatto quello che ho potuto e saputo fare: forse non sono stata così giusta come avrei dovuto o voluto, forse non sono stata in grado di perdonare come il nostro ordine richiede ma, carissime Sorelle e Fratelli, credetemi, ho fatto il possibile per aderire agli insegnamenti che conosco e che ho cercato di rendere patrimonio di tutti. Laddove, anche senza la mia piena coscienza e volontà, non sono stata come avrei dovuto essere Vi chiedo di guardarmi e ricordarmi egualmente con la benevola tolleranza che ci deve contraddistinguere. Due anni sono passati, due anni che per me hanno significato tanto e che mi fanno affrontare il tempo futuro, questa discesa che inizia con il procedere verso il solstizio d’inverno, con l’animo veramente traboccante di ricordi e di piacevoli rimpianti ma, badate bene, con la gioia di sapere che il futuro dell’Ordine procede su un cammino ben tracciato, su una strada solida ed una direzione che è certamente condivisibile e che il benefizio e la gioia per tutti noi c’è e continuerà ad esserci anche per il futuro.
Il mio è solo un breve discorso di commiato, la vostra Sorella Rosy Guastafierro, Worthy Gran Matron del Gran Capitolo d’Italia, trasferisce la propria essenza di Worthy Gran Matron a chi le succede, trasferisce il proprio cuore, le proprie conoscenze e le proprie attribuzioni alla nuova eletta; la mia volontà si arrende all’astro sorgente ed io torno alla primitiva purezza e semplicità della Sorellanza, rivestita soltanto della umiltà del Sapere, della saggezza del Silenzio, assordata dal clamore della parola perduta.
Ed arrivederci ancora, quando questa Vostra sorella non sarà altro che la depositaria di eventi che sono stati ma che ancora saranno, di pensieri che sono stati espressi ma che saranno ancora ripresi e migliorati, di azioni e risultati che sono stati raggiunti per tutti e che so non saranno dimenticati.
Immutato resta il mio affetto per Voi, per tutti Voi, così come spero rimanga la Vostra stima ed il Vostro affetto per me, una volta caduti i simboli ed i segni di quel potere, peraltro del tutto immateriale, che avete voluto attribuirmi e che con tanta serenità e gioia trasmetto a chi mi succederà.
Che il nostro cammino possa proseguire sempre verso la Luce, guidato dall’Amore.
Rosy

Pentalfa- Rivista OSO –

In questo numero:

Michaela Jonas, Editoriale;
Rosy Guastafierro, L’opera del femminile nella Magia, Religione e Superstizione;
Roberta Alioto, La donna nel suo ruolo di iniziatrice: Demetra e il culto misterico di Eleusi;
Paola Vannini, Incontrando la Dea Madre. Il pozzo Sacro di santa Cristina;
Nadia Misci, Sibille e percorso lunare;
Simona Flamini, Lilith – Dea Abscondita;
Manuela Zulberti, La scala che ascende al cosmo;
Tiziana Cassetti, Pitagora e l’iniziazione al femminile;
Marina Colella, Il libero pensiero della donna nel nome di Giordano Bruno;
Mirella Sterzai, Il tempio di Malinalco e i riti iniziatici dei guerrieri Méxica;
Paola Petitto, Ildegarda di Bingen;
Ilda Giraudo, Artemisia Gentileschi;
Katia Lombardo, Donna e femminilità;
Adelfa Torinese, Incipit;
Sonia Grandilone, L’iniziante Odisseo e il mito di Circe;
Katiuscia Passavanti, La donna, la vedova, la straniera Ruth;
Adelfa Pisana, Marta: tra storia e leggenda;
Adelfa Genovese, Eletta. Amore e verità nei secoli;
Vincenza Perconte, “Una per tutte, tutte per una”. Un motto che deve unire noi donne per una condizione migliore;
Valchiria, Il Giardino;
Angela Spelta, Salagadula o Iatros?

La leggenda della gemma dell’est

Narrano che in un paese lontano nel tempo e nello spazio vivesse una comunità caratterizzata da rapporti così fraterni ed amichevoli che ciascuno chiamava l’altro Sorella o Fratello e nella quale ogni nuovo membro era accolto con Amore e con lo stesso Amore egli alimentava l’unione fra le sue Sorelle ed i suoi Fratelli. Il cammino era tracciato da una Fulgida Grande  Madre per il bene di tutti e ciascuno portava il suo contributo al progresso ed alla crescita armoniosa della Comunità e della Società stessa nella quale vivevano. La leggenda vuole che un terribile segreto fosse conservato e tramandato fra i membri anche se solo alcuni ne intuivano l’esistenza, ancora meno ne comprendevano il significato e pochi erano in grado di scatenare la sua straordinaria potenza. Si dice che tale segreto fosse imprigionato in una gemma, forse un diamante, venuto dall’Oriente in tempi immemorabili portato da una famiglia di tre antichi saggi, o forse due, perché del terzo nessuna traccia fu mai trovata.

Grazie alla millenaria e paziente opera dei Saggi la comunità prosperava e la forza dei reciproci legami era così evidente da trasparire nella Società dove la stessa viveva: la conoscenza del Segreto, in mani Sagge, faceva si che nuovi adepti rinsaldassero la coesione ed i vincoli di fratellanza portando sempre nuova gioia e felicità. Nella comunità risplendeva la Luce. Si diffuse la credenza che tale potere, che tale terribile segreto concentrato in un grande diamante, figlio della terra, sorgente di Luce e di Fertilità venisse passato di mano in mano fra i tre Saggi che si succedevano nel regolare la comunità, anche se uno dei tre nessuno vide mai.

Ma l’ombra dei vizi umani riuscì, con il tempo, a far prevalere la forma sulla sostanza, l’apparenza sull’essere, il male sul bene oscurando così parte della Luce. Coloro che intuivano o conoscevano il Segreto finirono per essere sempre più pochi, isolati prima, trascurati poi e dimenticati: i Saggi, sempre più lontani, da soli supportavano la potenza del Segreto. Una insana euforia ed un accanito livore accompagnavano quelli che erano impegnati nella conquista della larva del potere, alimentando una lotta senza quartiere per prevalere e per dominare l’uno sull’altro. Come uno spettro terribile ed implacabile l’ombra del male si espanse fino ad insinuarsi fra tutte le particelle di luce della comunità: il gelo e la notte caddero come un pesante mantello su tutto e tutti, soffocando gli spiriti liberi e lasciando solo delle rovine della trascorsa grandezza e conoscenza.

In una fredda notte, era inverno e cadeva la neve, coloro che avevano lottato solo per il loro egoismo, distruggendo e cancellando l’Amore che cementava la comunità nella vacua ricerca del potere materiale, riuscirono infine a raggiungere due dei tre Saggi, e da essi pretesero il diamante, strappandolo infine dalle mani del terzo Saggio ed estinguendo così la Luce insieme con la vita stessa di chi lo portava. Ma mentre la Luce e l’Amore mandavano gli ultimi sprazzi di vita, costoro si accorsero di stringere fra le dita solo dell’impalpabile sabbia, che l’algido vento invernale disperdeva nell’aria.

Grande fu il loro stupore, ma nonostante ciò non capirono ancora e mentre si fregiavano con i simboli della vittoria e di quello che ritenevano fosse il potere non si accorsero delle piccole faville che, nella profonda oscurità che si espandeva nel loro regno, risplendevano qua e là.

Il segreto non era perduto, l’Amore non era stato del tutto cancellato: le tenebre e l’odio inghiottivano e distruggevano ciò che le aveva create ma la scintilla primordiale era ancora lì, come il sacro fuoco delle Vestali, pronta a rigenerare la vita, l’unione, l’Amore. Vani ed inutili erano i simboli della vittoria nelle fitte tenebre della ragione, vani ed inutili i segni del potere nell’oscurità assoluta. L’oblio avanzava divorando tutto quello che la forza invincibile della Luce, dell’Amore, non proteggeva.

Molti ritengono che anche quelle minuscole faville, quelle scintille primordiali, ad una ad una finirono per essere disperse e perdute e con esse il Grande Segreto, ma a noi piace pensare che esse poterono trovare, nella stessa umanità che aveva tollerato la distruzione dell’Amore, un riparo ed una protezione e, con il tempo, il terreno di crescita per ricreare non una ma cento comunità dove i valori del potere umano sono illuminati dalla giusta luce ed il Grande Segreto, in realtà mai perduto, consente ancora di rinchiudere nella luce di un diamante, tramandato anno dopo anno dai Saggi, la Luce che serve per indicare e far seguire una giusta direzione del cammino umano, sempre accompagnato dall’Amore.

 

 

Auguro a tutti Voi un sereno periodo di tregua dagli affanni umani per una serena ripresa dei lavori.

Rosy Guastafierro

Worthy Gran Matron del Gran Capitolo d’Italia

Chi sono dunque? Il nuovo Umanesimo per tornare all’Amore” .

Sabato 19 maggio 2018, alle ore 17.00, con il patrocinio del Gran Capitolo d’Italia dell’Ordine della Stella d’Oriente si terrà a Firenze, presso l’Hotel Brunelleschi, Piazza Santa Elisabetta 3, il convegno dal titolo:
“Chi sono dunque? Il nuovo umanesimo per tornare all’amore”
Moderatrice del convegno la S. Alexia Redini. Dopo i saluti del presidente del Collegio dei MM.VV. Toscana Francesco Borgognoni sono previsti gli interventi:

  1. “L’unicità il segreto”, di Sabrina Lotti
  2. “Dal Commentarum in convivium Platonis de amore di Marsilio alla Cabala cristiana di Pico della Mirandola”, di Gianfranco Tozzi
  3. “Uomo e natura fra mitologia e scienza”, di Gianna Baldari
  4. “Quale Amore?”, di Elena Ferraris
  5. “Quale via? Il caos, la ragione o l’Amore?”, di Manuela Zulberti

Le conclusioni saranno tratte dalla Worthy Gran Matron del Gran Capitolo d’Italia Rosy Guastafierro.
La serata sarà conclusa da un incontro conviviale presso lo stesso albergo. Durante la cena si procederà alla raccolta fondi per contribuire all’acquisto di una autovettura per la Pubblica assistenza di Sesto Fiorentino.

Percorsi iniziatici

La Worthy Matron Marina Colella ed il Worthy Patron Arturo Rossano del Capitolo Adriatico #11 di Taranto ricordano che Sabato 21 aprile 2018 alle ore 17.00 presso il  Salone della Provincia, Via Anfitreato 4, Taranto si terrà il Convegno Pubblico intitolato: “Percorsi Iniziatici”.
La WM Marina Colella opererà da moderatrice del Convegno che sarà aperto dal Presidente del Collegio dei MM.VV della Puglia Luigi Fantini ed introdotto dal WP Arturo Rossano e prevede gli interventi:

  1. “Esoterismo e Tradizione”, a cura del P.mo Leo Taroni SGC del RSAA
  2. “Sirene, Sibille e Ianare: le vie della Luna” a cura del F. Ottavio Soppelsa

La Worthy Gran Matron del Gran Capitolo d’Italia Rosy Guastafierro trarrà le conclusioni del Convegno.